La creatività contagiosa, per malati fuori dagli schemi.

Manipiedibocca, piediboccamani oppure boccamanopiede…
Non è uno scioglilingua, bensì il curioso nome popolare dato a una malattia esantematica frequente nei bambini. Come dice il nome, questa si concentra nel cavo orale, nel palmo delle mani e nella pianta dei piedi. Generalmente ha decorso benigno, ossia tende di norma a guarire spontaneamente senza particolari complicanze.
Esiste però un’altra patologia altrettanto contagiosa, non ancora catalogata dalla classe medica e che per comodità chiameremo semplicemente: estroapportocontraccambio nota anche per essere la causa di un fenomeno conosciuto come Creatività Contagiosa.

Condizione di cui lo scrittore Pierdomenico Baccalario, sembra soffrire in forma acuta.

Quando siamo bambini, si sa, ci si ammala spesso. Risalire alla fonte del morbo di turno, trasmesso da un compagno di classe o da un fratello, a volte risulta difficile. Chiunque ci stia accanto gioca il suo ruolo in questo scambio di bacilli e di virus, senza che per questo si riesca sempre a capire bene chi abbia fatto il primo starnuto. Non resta che trattare la malattia con qualche medicina e una buona dose di amorosa pazienza.

Eppure, senza saperlo, quando siamo bambini, mostriamo quasi sempre anche i sintomi della Creatività Contagiosa. L’unica differenza è che non saranno le medicine o l’amore materno a farla passare, ma noi stessi. Inconsapevoli portatori sani di adultità.

Provate a fare un salto indietro con la memoria (o come nel mio caso due o tre salti) oppure osservate i vostri figli o nipoti mentre giocano. La Creatività Contagiosa trasuda in ogni parola, gesto o disegno che fanno. Che noi stessi abbiamo fatto.

Comincia con la voglia di giocare e in breve diviene una storia dove ognuno propone un frammento di trama, spesso improbabile. Maestri dell’improvvisazione, architetti dell’impossibile, signori della parola.

I bambini non si negano e non si ostacolano, perché vada come vada, il gioco non si deve fermare mai.

Molto meglio se fatto in compagnia: qualsiasi ragazzino o ragazzina sa bene che giocare con gli amici è più divertente che farlo da soli.*
Purtroppo, come per le normali malattie, anche la estroapportocontraccambio finirà con il creare anticorpi che negli anni ci impediranno di farci ammalare di nuovo.
Ma se qualcuno ci impedisse per tempo di guarire? Se ci venisse insegnato a perseguire nel ragionamento non convenzionale, anche attraverso gli stadi della nostra crescita? Forse allora riusciremmo a sviluppare degli anti-anticorpi e restare in sintonia con un modo di pensare che ci mostra quei sentieri inesplorati a un passo dalle strade più battute.
Servono persone notevoli per fare questo e non ha caso qualche volta sono dei professori. Come quello che aveva capito che a un certo scrittore di nostra conoscenza, avrebbe giovato di più l’inseminazione di procedimenti mentali, volti a collegare in un modo tutto nuovo le cose, che non ripetizioni di greco e latino. Figura di riferimento, quella del professor Collu, che insieme allo stesso padre di Pierdomenico, gli insegna a contagiare e contagiarsi con le idee.

Grazie a loro, l’essere diventato un adulto non scalfirà l’altro suo modo di vedere le cose. Capisce presto che il libero scambio di pensieri, può diventare anche uno strumento di lavoro. Certo, spesso per far sì che questo funzioni è necessario che un pezzo di ciò che eravamo, sia disposto a tendere la mano a quello che siamo. Anche una certa oculatezza nella scelta delle persone con cui vogliamo costruire qualcosa è importante.

Nel caso di Pierdomenico Baccalario il risultato è una carriera ricca e sfacciatamente piena.

Tradotto in ventisei paesi, ha scritto così tanti libri che ci vorrebbero le dita di un ragguardevole numero di mani per fare il conto. Già che c’era ha pensato bene di progettare anche dei giochi di ruolo, collaborare con riviste di divulgazione scientifica, fondare società e agenzie letterarie.

Pierdomenico, è un intrattenitore consumato, ma anche una persona cui piace muoversi dietro le quinte, il che non significa che sia lui a tirare i fili. Al contrario. Spesso li taglia o dà una leggera spintarella a questo o quell’autore, verso una delle potenziali direzioni che il loro lavoro potrebbe prendere. Coordinatore di una fucina di visionari, egli promuove le innovazioni e le collaborazioni improbabili, forte di un istinto imbattibile.

Anch’egli ha lasciato dietro di sé opere alle quali è rimasto più legato di altre e se non parlano di uno spacciatore di fumetti, nella Budapest di fine anni ’80, allora potrebbe trattarsi di un Drago che contro ogni stereotipo, s’innamora della principessa. Una principessa con una figlia. Confido anche che nel tempo libero indugi nello sfoglio di un grande libro di oggetti magici, sorridendo soddisfatto.
Ormai sono così tante le cose che ha fatto che ogni volta che inizio una ricerca o che parlo con lui, ne salta fuori una nuova. Non si riesce a stargli dietro.
Tra non molto sarà Tempo di Libri, che non è il titolo del suo prossimo romanzo, bensì il Nuovo Salone del Libro di Milano. Indovinate a chi è stata affidata la programmazione della fascia 0-18?
Sapendo questo, se vi siete ormai fatti un’idea del suo modo di lavorare, penso che sarete d’accordo con me nell’affermare che per Aprile possiamo aspettarci grandi, interessantissime cose.
Insomma.
Leggendo i suoi libri, scoprendo a quanti progetti ha collaborato o di cui è promotore, ascoltando le sue interviste o parlando con lui, potremmo sentire chiaramente che qualcosa nella nostra testa ha deviato leggermente dal cammino. I percorsi cognitivi finiranno su strade poco battute e scarsamente illuminate. Accenderanno torce elettriche per esplorare zone della nostra inventiva rimaste al buio a prendere polvere. Proprio dove si nascondevano le idee di cui non abbiamo mai parlato con nessuno.
Senza rendercene conto avrà riattizzato il focolare della Creatività Contagiosa.
Anche se il paragone non è del tutto calzante, penso che ammettere con noi stessi che eravamo “guariti” dalla estroapportocontraccambio, è un po’ come ammettere di avere un problema con l’alcol o con il cibo.
E’ il primo passo.
Quello più difficile.
Il secondo passo ci avvicina a quegli individui che non hanno mai smesso di farsi contagiare o di trasmettere il contagio ad altri.
Il terzo, nelle più fortunate delle circostanze, a lasciare che una parola o un suggerimento partorito dall’ispirazione del momento sia fatto cadere nelle nostre orecchie.
Perché è esattamente questo che fanno personaggi come Pierdomenico Baccalario.
Ci ricordano che contagiarsi a vicenda con le idee, è la più meravigliosa delle malattie.

* (cit. dal sito http://www.immergenti.it/)