Hola, il mio nome è Inigo Montoya, tu hai ucciso mio padre. Preparati a morire.»” Una frase cult per un film cult di fine anni ottanta che personalmente ho amato alla follia come bambino e che anche da adulto non posso fare a meno di rivedere con una punta di nostalgia e incanto. Ma infondo: “«Scherma. Lotta. Tortura. Veleno. Vero amore. Odio. Vendetta. Giganti. […] Inseguimenti. Fughe. Menzogne. Passione. Miracoli.»” Cos’altro può volere un bambino (o un adulto) di più?

Stiamo parlando de “La Storia Fantastica” film del 1987

per la regia di Rob Reiner ed arricchito dalla meravigliosa colonna sonora del grande Mark Knopfler; come ho detto, uno dei miei film preferiti, ma essendo io anche un vorace lettore, quando ho scoperto che questo film era in realtà tratto da un libro non ho potuto fare a meno di mettermi in caccia! E qui mi sono arenato. Dico sul serio. Per anni.

La colpa? Delle traduzioni dei titoli dei film in italiano… ovviamente. Sì, perché “La storia fantastica” in realtà si intitola “The Princess Bride” ovvero “La Principessa Sposa”. Problema: era effettivamente stata pubblicata una prima edizione italiana del romanzo a cavallo dell’uscita del film, che titolava come il lungometraggio che però con gli anni era stata sostituita da una versione con il titolo originale. Questo comportò che quando io, candidamente, chiedevo in libreria: «”La storia Fantastica” di Goldman.» la risposta non era un «Non esiste.» che mi avrebbe senz’altro spinto a ricerche più accurate, bensì un: «È fuori catalogo.» che mi spinse, mio malgrado, ad abbandonare la ricerca. Questo almeno sino al giorno in cui non mi è passata letteralmente sotto il naso una copia del romanzo che ovviamente titolava “La Principessa Sposa”. Inutile dire che l’ho preso immediatamente.

Ora, avendo finalmente a disposizione le due versioni conosciamoli meglio è tempo di Crossmedia Lab:

Il nostro Pregiatissimo, direttamente dalla sezione cinema, ci presenta brevemente il film:

Direttamente dai favolosi anni 80, periodo in cui hanno visto la luce alcuni dei capolavori della storia del cinema, arriva fino a noi anche un piccolo grande film, divenuto cult: La Storia Fantastica (in originale The Princess Bride), tratto dal romanzo omonimo di William Goldman ed adattato da lui stesso per il grande schermo. Lavoro non facile il suo, comprimere il tutto in un’ora e mezza di pellicola, ma compiuto alla grande.

La trama è delle più classiche: i due innamorati, divisi dagli eventi e senza speranza, riescono a ritrovarsi per vivere la loro storia di “amore vero”, ma cattivi senza scrupoli, faranno di tutto per impedirlo. Tante cose riescono a distinguere quest’opera, anche solo l’inizio: il film comincia nella cameretta di un bambino, a casa malato, che riceve la visita del nonno (un certo Peter Falk…), intenzionato a fargli compagnia leggendogli un buon libro, dal titolo, guarda un po’, “La Storia Fantastica”. L’espediente “libro nel libro”, che qui diventa “film nel film”, si rivela ottimo, perché grazie ai commenti del bambino, lo spettatore riesce ad immedesimarsi ancora di più.

La parte del leone la fanno però alcuni personaggi veramente iconici e l’umorismo generale, brillante ed atipico.
Westley, intepretato da Cary “Robin Hood un uomo in calzamaglia” Elwes è l’eroe di turno, tanto bravo con la spada, quanto in astuzia, si fa ricordare per l’ironia e la mimica esilarante. Bottondoro (una splendida Robin Wright al suo debutto in sala) incarna al meglio l’innamorata prima triste poi determinata a ricongiungersi con il suo Westley. Ottimi i cattivi di turno, il principe Humperdinck, superbo e subdolo e tutti i suoi tirapiedi, ma una menzione speciale va ai tre briganti. Il capo, l’italiano Vizzini, parla e urla parecchio, dispensando ordini a suoi, ma soprattutto mette in scena uno “scontro di cervelli” con Westley degno di nota. Lo spagnolo Inigo Montoya non è poi così cattivo, vuole solo sbarcare il lunario ed ha un solo scopo nella vita: la vendetta, contro chi ha ucciso suo padre. Con le sue frasi ad effetto, uno dei migliori personaggi della storia. Insieme a Fezzik, interpretato dal compianto wrestler Andrè the Giant, gigante di nome e di fatto, meno tonto di quanto sembri, genuino e dall’indole gentile, ama i giochi di parole e riesce a piacere a chiunque abbia visto il film. Last but non least, c’è Max dei Miracoli, strano individuo che sta in scena quattro minuti quattro, ma che dispensa battute a raffica: ok, avere Billy Crystal nel ruolo aiuta, ma è un caso più unico che raro riuscire a farti amare un personaggio che si vede così poco.

Insomma, per chi se lo è perso: consiglio La Storia Fantastica a tutti, dai più piccoli ai più grandi.
Mentre quelli che lo rivedranno, non solo ritroveranno vecchi amici, ma sentiranno la nostalgia per un cinema che è quasi sparito.
Difficile infatti trovare oggi film come questo, racconti di favole ricche di magia, ironia e leggerezza.

E ora due parole sul libro:

Di solito, quando un film è tratto da un libro, raramente il risultato finale è paragonabile all’originale: qui, rientriamo in uno di quei casi; forse perché l’autore è per mestiere uno sceneggiatore ed ha a sua volta curato anche la sceneggiatura del film del suo romanzo (cosa per nulla scontata, badate bene) però il risultato è ottimo.
Con sapiente maestria Goldman ci conduce a camminare sul filo sottile che separa la parodia dall’omaggio e lo fa con tale, ammiccante, maestria che il divertimento è assicurato.
La definirei una storia seria che non si prende affatto sul serio.
Innanzitutto il libro: non esiste.
Sì, avete capito bene! Se come me, iniziate a leggere il romanzo, l’autore stesso vi rivelerà che ciò che stringete tra le mani, non è che una riduzione del romanzo originale (scritto da un fantomatico S. Morgenstern) ma talmente pregno di satira politica e di inutili descrizioni che Goldman stesso dichiara di averlo preso e “tagliato” di modo che diventasse uguale alla storia fantastica (è proprio il caso di dirlo) che suo padre gli leggeva da bambino e che lo fece letteralmente innamorare della lettura.
L’escamotage letterario è fantastico e reso alla perfezione: solo poche pagine di introduzione e subito vi ritroverete, rapiti, a rimbalzare tra la voce narrante di Morgenstern e i commenti dello stesso Goldman; le pagine scorrono veloci come i cavalli bianchi del malvagio principe Humperdinck, ti affascinano come la bellezza ineguagliabile di Buttercup (Bottondoro nel film n.d.r.), arrivano diritte al cuore come fa la spada per sei dita di Inigo e ti tengono incollato al libro con la forza senza pari di Fezzik.

Le differenze tra film e libro sono minime e quasi insignificanti: il padre lettore (invece del nonno) oppure gli squali al posto delle anguille urlanti… cose così, infondo di poco conto; la maggiore differenza tra i due media sta sostanzialmente nella mancanza di un Billy adulto che riscopre la storia e la riscrive perché anche proprio figlio possa amarla come l’ha amata lui; una parte, alla fin dei conti, molto bella da leggere ma che difficilmente renderebbe ugualmente sul grande schermo.

Concludendo:

la sostanza passando “dalla cellulosa alla celluloide” rimane pressoché invariata in un susseguirsi di colpi di scena magistrali; non dirò che il libro è banalmente “meglio” del film, non in questo caso. Qui ci troviamo di fronte ad una storia resa in maniera ugualmente magistrale con due strumenti profondamente diversi e che, per essere apprezzato a pieno, merita di essere conosciuto in entrambe le sue forme.

Un libro che colpisce al cuore, un film che fa innamorare e viceversa per un’avventura dove infondo ciò che conta è solo quell’incantevole Storia Fantastica che con dolcezza ci rimbocca le coperte, ci da un bacio sulla fronte e ci fa tornare bambini, consapevoli che, sì, i mostri esistono e, sì, ci sarà sempre un valoroso Wesley pronto ad accorrere in nostro aiuto.

Perché «L’amore vero è la cosa più stupenda del mondo… tranne un bel panino! Un bel panino con prosciutto, lattuga e pomodoro…» davvero stupendo!

(cit. Max dei Miracoli)

Daniele Carretta & Pregiatissimo