Il tema della morte è difficile da affrontare un po’ con tutti. Se poi si cerca di rivolgersi ai bambini o ai ragazzi, l’impresa risulta davvero ardua. Questo film d’animazione del 2014 prova a farlo ambientando la storia in Messico, durante le celebrazioni del Giorno dei Morti, un modo completamente diverso dal nostro di ricordare i defunti. Con la mia “Pregiata” Opinione proviamo a capire se questo tipo di approccio ha funzionato…

Ogni anno, ormai, veniamo bombardati da miriadi di film d’animazione, di ogni tipo

Ogni anno, ormai, veniamo bombardati da miriadi di film d’animazione, di ogni tipo.
Facile capire il perché: i costi di produzione in certi casi sono anche abbastanza alti, ma mai quanto altri progetti (dove magari devi pagare certi attori uno sproposito…) e il target di pubblico è il più vasto possibile, senza particolari limiti di età. Tipo dai 3 ai 99 anni, ecco.
Un bacino di utenza talmente grande da poter garantire un ritorno economico enorme, soprattutto per quelle case di produzione che si sono fatte conoscere negli anni e possono contare su campagne di marketing di altissimo livello, in grado di raggiungere chiunque.

Anche se la stragrande maggioranza di questi film sono rivolti a tutti i tipi di spettatori, si deve comunque fare distinzione tra i temi trattati dalle diverse pellicole.
Certi argomenti o certi messaggi non possono essere recepiti allo stesso modo da bambini di età differenti, quindi, pur trattandosi di prodotti per tutta la famiglia, non tutti potrebbero essere in grado di apprezzare davvero il risultato finale.
Se, per esempio, un bambino di 6 anni avesse visto Up al cinema nel 2009, quando è uscito, avrebbe sicuramente amato le scene spettacolari, i momenti comici e le musiche, ma il lato drammatico ed i risvolti emotivi sarebbero passati inosservati.
Magari, rivedendolo ora, a 13 anni, potrebbe trovarsi davanti ad un film completamente diverso da quanto ricordava…

Il Libro della Vita è un altro valido esempio di cinema d’animazione rivolto ai ragazzi, ma non ai bambini troppo piccoli, perché non potrebbero capirlo.
La storia inizia con un gruppetto di ragazzini in gita punitiva, costretti a visitare un museo e quindi svogliati ed annoiati al solo pensiero.
Ad accompagnarli trovano una guida molto gentile ed accattivante, che però non li conduce per il normale tour della struttura ed inizia a parlare della tradizione messicana legata ai festeggiamenti per il giorno dei morti.
Più in particolare, narra le vicissitudini di tre ragazzi e della scommessa che li vede coinvolti.
Durante il Dia de Muertos, due spiriti dei mondi dell’aldilà, La Muerte e Xibalba, rispettivamente sovrani della Terra dei Ricordati e della Terra dei Dimenticati, si ritrovano nella cittadina messicana di San Angel.
In questo giorno, come vuole la tradizione, le persone si recano alle tombe dei loro cari portando dei doni, proseguendo poi la serata tra balli e festeggiamenti.
Tra di loro, i due spiriti vedono i piccoli Manolo, appartenente ad una storica famiglia di toreri, e Joaquin, figlio di un grande eroe locale, e notano subito quanto entrambi siano innamorati della loro amica Maria.
Xibalba allora propone una scommessa a La Muerte: se vincerà lui dovranno scambiarsi i regni, mentre se vincerà lei, lui dovrà smetterla di interferire con il mondo dei mortali.
Oggetto della scommessa diventano i tre amici, con gli spiriti intenti a scegliere chi tra Manolo e Joaquin riuscirà a sposare l’amata Maria.

Gli anni passano e gli amici sono costretti a separarsi, prendendo strade diverse.

Una volta cresciuto, Manolo ha seguito le indicazioni del padre ed è diventato un grande torero, anche se in cuor suo vorrebbe un giorno poter intraprendere la carriera di musicista, la sua vera passione.
Joaquin, invece, ha sempre cercato di raggiungere la grandezza e la fama del padre, riuscendo a diventare lui stesso un eroe osannato dal popolo.
Dopo aver passato tanti anni in Europa, Maria torna alla sua cittadina, così le strade dei tre riescono finalmente a ricongiungersi.
A questo punto, i due ragazzi innamorati cercheranno di sfoderare le loro armi migliori per fare colpo sulla vecchia amica e la scommessa degli spiriti porterà ad esiti imprevisti, tra inganni, battaglie, incontri inaspettati e viaggi ultraterreni.

Fin dall’inizio si può notare un grande pregio di questo film: l’impatto visivo.
Come detto, in questi anni di animazione se n’è vista tantissima, ma dal punto di vista tecnico Il Libro della Vita non ha nulla da invidiare ad altri, anzi.
È impressionante il numero di dettagli utilizzato per rappresentare luoghi (su tutti la Terra dei Ricordati) e personaggi, con una cura ed un’attenzione insoliti per un’opera come questa.
Per quanto sia stato bravo il regista Jorge R. Gutierrez, penso che molto del merito vada a Guillermo Del Toro, qui in veste di produttore.
Ho visto la maggior parte dei suoi lavori come regista e lo considero uno dei migliori in circolazione.
Riesce sempre a rendere molto riconoscibili le sue opere, soprattutto perché capace di curare nel dettaglio ogni inquadratura e renderla così quasi unica, come se ci mettesse la firma.
Gutierrez avrà sicuramente fatto tesoro di qualche suo consiglio…

Ottimo anche il lavoro sulle fattezze dei personaggi, presentati come una specie di burattini di legno, idealmente manovrati dalla guida del museo che sta raccontando la loro storia ai ragazzini in gita.

Uno spettacolo visivo quindi, ma non solo, i meriti di questa pellicola sono tanti altri.
Tramite le vicende di Manolo, dei suoi amici e della sua famiglia, Il Libro della Vita tratta di temi significativi, come l’amore, il coraggio, l’altruismo e l’importanza di essere sempre se stessi.
I protagonisti affrontano le difficoltà e ne escono anche grazie all’aiuto degli altri.
C’è il lato animalista, contro la brutalità di eventi come le corride, e sono apprezzabili molti dei momenti comici.
Last but not least, per tutta la durata del racconto la questione affrontata nel modo più inusuale riguarda la morte, i defunti e il modo di ricordarli.

Come ho accennato, in Messico, le celebrazioni del Giorno dei Morti (Dia de Muertos) sono molto diverse da quanto siamo abituati a fare nel nostro paese.
Noi al massimo andiamo a visitare i cimiteri, portiamo qualche fiore e diciamo qualche preghiera, nient’altro.
Per il Dia de Muertos, invece, vengono organizzate parate e feste con musica, vengono preparati cibi tradizionali, si beve, si balla tra maschere coloratissime, teschi e caricature della morte.
In quella che diventa una vera e propria celebrazione della vita.
Grazie a questo, il film cerca di parlare ai ragazzi proponendo un tema generalmente negativo sotto un’altra luce, approfittando della credenza messicana che vede la morte come un passaggio gioioso.

Un grosso plauso agli autori: hanno dato ai più giovani la possibilità di riflettere su un argomento così importante. Penso sia notevole e raro.
Il Libro della Vita ha i suoi difetti, la trama è abbastanza prevedibile con alcuni passaggi evitabili, ma visti tutti i pregi che ho elencato credo si possa chiudere più di un occhio.
Un film per tutta la famiglia, indirizzato in primis ai ragazzi, sicuramente più indicato di tanti altri prodotti di animazione, magari banali.

E ho detto ragazzi, ripeto, non fatelo vedere ad un bambino perché lo apprezzerebbe solo in parte.
Piuttosto, aspettate fino a quando sarà cresciuto un po’ e potrà comprendere da solo la vera essenza della storia. Che parla della morte inneggiando alla vita.

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