Nella splendida cornice rinascimentale della città di Ferrara, anche quest’anno a fine agosto si è tenuta la più importante rassegna internazionale dedicata agli artisti di strada: il Festival Buskers

Giocolieri, musicisti, pittori, artisti circensi ed esoteristi hanno “assediato” il centro storico

per intrattenere giusto quelle 800.000 persone provenienti da tutta Italia per assistere ai numerosi spettacoli che la rassegna ha proposto.
La formula del festival funziona perfettamente ogni anno, tant’è che numerosi turisti hanno dichiarato di aver conosciuto le bellezze storiche e culturali di Ferrara proprio grazie al Buskers.
E’ il 1987 quando Stefano Bottoni (il direttore artistico) pensa per la prima volta ad un evento capace di valorizzare al massimo la figura del musicista di strada, le cui esibizioni sono assolutamente vietate in molte città del mondo.

Il primo a credere nel progetto è niente meno che il grande Lucio Dalla, esibitosi insieme a Jimmi Villotti nel 1989. Hanno poi seguito il loro esempio altri grandi della musica quali Modena City Ramblers, Edoardo Bennato, Angelo Branduardi, Franco Mussida della PFM, più recentemente Bobby Solo, mimetizzandosi tra gli altri artisti.

La storia dei buskers, cioè dei performanti on the road che “cercano” qualcosa (libere offerte o semplicemente un pubblico) si perde nella notte dei tempi, sollevando da sempre non poche controversie. La strada diventa IL Palcoscenico tramite il quale intrattenere i passanti e perché no, sostenersi economicamente. Già nell’antica Roma vennero elaborate all’interno delle Dodici tavole le leggi che vietavano di fatto agli artisti di strada di eseguire, pena la morte, canti diffamatori e parodie. Nell’Alto Medioevo erano i cantori francesi dell’amor cortese ad intrattenere i popolani così come i Minnesingers tedeschi o gli Tzigani dell’est Europa. Insomma veri e propri movimenti culturali che hanno viaggiato per il mondo assieme ai propri garanti. Cacciati o meno, i musicisti itineranti esistono da millenni e hanno sempre qualcosa da dire e da insegnarci, anzitutto l’umiltà e l’amore per l’arte nella sua essenzialità.

Basta dunque una chitarra low cost, qualche percussione improvvisata e una fisarmonica riesumata dalla cantina per farci entrare nel vortice della musica e dei ritmi primordiali. Ferrara si trasforma così in una Dublino d’inizio secolo, pervasa di artisti in stile retrò e tribali che scherzano assieme ai passanti, coinvolgendoli in danze a non finire e battiti di mani a tempo. In un angolino vicino alla piazza principale del centro, il trio Die Wandervogel di nazionalità austriaco-americana propone un repertorio di musiche celtiche riportando Ferrara indietro nel tempo di almeno un secolo.

Poco più avanti, un clown raduna la folla attorno a sé coinvolgendo una bambina in uno sketch divertente di giocoleria mentre nel vicolo di fronte c’è un equilibrista che passeggia come se nulla fosse sui trampoli facendo degli scherzetti ai passanti. Gli artisti sono tanti ed è impossibile assistere a tutte le esibizioni perché avvengono in contemporanea. Mi concentro allora su una band strampalata che si chiama Connexion Balcon, i cui membri sono croati, ucraini e tedeschi. Eseguono un medley davvero non sense mischiando i Queen con Lady Gaga, Gioacchino Rossini e gli Aqua. Come suggerisce parte del loro nome, sono davvero fuori come dei balconi e la loro perfomance è a metà tra il teatro, la musica e l’arte circense. Il batterista in realtà percuote la cassa di un vecchio violoncello che resta in piedi per miracolo, il dj ogni tanto abbandona il mixer per picchiare il bordo della sua consolle con un bel paio di Vic Firth rovinate, il cantante ogni tanto urla come un pazzo scappato dal manicomio e il tutto è scandito dalle fragorose risate e applausi. Davvero un bel gruppo di simpatici scoppiati.

Più serio ma non meno carismatico è il dj che si esibisce in Piazza del Municipio, armato di sola loop station con la quale gioca come un bambino farebbe con una costruzione di Lego.

Il suo nome è Ram Z The Human SoundSystem e da solo è in grado di fare più casino di un’intera band. Assembla vari vocalizzi che mette in loop grazie allo strumento per poi rappare a ritmi di beatbox improvvisando sul momento grazie all’intesa che riesce a creare con il pubblico di volta in volta. Dalla sua bocca escono suoni pazzeschi: sirene spiegate, robot, elicotteri che volano, ritmi latini impressionanti. Il suo è davvero uno spettacolo unico e rappresenta davvero in chiave moderna lo spirito del busker.

Spostandomi nelle viuzze adiacenti vengo attirata dalle dolci melodie che un ragazzo sta suonando per mezzo dell’hang, un nuovissimo strumento musicale inventato in Svizzera nel 2000. La forma è quella di un ufo in metallo e viene percosso a mani nude in vari solchi sulla sua superficie che corrispondono a diverse note. Il sound che ne esce è davvero evocativo e rilassante.

Mi sposto nuovamente e arrivo nella “Via Esoterica” dove fattucchiere, sensitivi e chiromanti creano delle file mai viste di persone che hanno deciso di farsi fare un check- up completo. C’è la signora che ti legge la mano, il signore che interpreta la calligrafia, la chiromante che legge i tarocchi e persino quella che ti guarda l’orecchio e ti predice il futuro. Suggestionata dalla lunga coda, decido anch’io di mettermi in fila da una sensitiva. Si fa chiamare T.P.R Doppio Gioco, una signora sulla cinquantina che indossa una cupa maschera veneziana. Ti guarda per cinque secondi fisso negli occhi e poi scrive di getto tantissime frasi su di un foglietto che alla fine ti consegna, riguardanti il carattere e lo stato d’animo in quel momento. Il risultato?…Neanche mia madre avrebbe potuto conoscermi così approfonditamente. Provare per credere!

Lasciando la Via Esoterica provo anch’io a fare una predizione: sono le otto e mezza di sera e di lì a poco mi verrà veramente fame. Trovo un chiosco improvvisato proprio dietro la bellissima Cattedrale e mi gusto il tipico pincino ferrarese ripieno, per gli amici, torta fritta con salame e prosciutto. Ora sì che posso tornare a casa, dopotutto anche questa è arte (culinaria) di strada.

Marina Fava